Il Sole

Da sempre l’uomo sogna di toccare le stelle, di sapere cosa si nasconde oltre quel cielo terso che guarda ogni giorno. Il desiderio del sapere lo ha spinto fino a superare i suoi limiti e le sue aspettative. Il 2018 rappresenterà per l’uomo un passo importante perché sarà la prima volta nella storia che “tenderà” la mano alla stella madre, il sole.

La Nasa realizza un sogno inseguito da mezzo secolo: avvicinarsi al Sole, quasi sfiorarlo per carpire i segreti dell’astro da cui dipende la vita sulla Terra. Il 31 luglio 2018 partirà da Cape Canaveral la sonda Parker Solar Probe. Ha le dimensioni di un’automobile e dovrà avvicinarsi fino a 5,9 milioni di km dalla superficie, la fotosfera, bersagliata da un calore 500 volte più intenso di quello che riceviamo sulla Terra. Qui si nasconde infatti un grande mistero, quello dell’atmosfera, la corona che avvolge il Sole, la quale passa da una temperatura nei primi strati bassi di 6 mila gradi sino a 5 milioni di gradi poco più in alto. «Che cosa provoca l’improvviso innalzamento a soli duemila chilometri dalla superficie? — si chiede Marco Velli, l’astrofisico italiano parte della missione al Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa —. Quale è il meccanismo che trasferisce energia dissipandola nella corona? E come e in che modo il plasma caldissimo sfugge all’astro generando il vento solare?»
A queste domande cercherà di rispondere la sonda da 1,5 miliardi di dollari, per la prima volta battezzata con il nome di uno scienziato vivente, Eugene N. Parker dell’Università di Chicago. Nel 1958 Parker aveva previsto l’esistenza del vento solare confermata quattro anni dopo dalla sonda Mariner-2 della Nasa. «Sono molto onorato dall’essere associato a questa eroica missione scientifica», ha commentato lo scienziato consapevole dei rischi che il veicolo spaziale affronterà (sarà il più veloce costruito dall’uomo: 200 chilometri al secondo). Finora, nonostante le aspirazioni, non si era riusciti a costruirne uno per le difficoltà tecnologiche che comportava. Negli anni Settanta, Giuseppe Colombo dell’Università di Padova e ricercatore al Jpl aveva calcolato le orbite adeguate che la sonda doveva seguire per arrivare a destinazione. E proprio seguendo questa impostazione, che sfrutta le forze gravitazionali di alcuni pianeti, la Parker Solar Probe riuscirà a lambire da vicino l’atmosfera solare. Uno schermo e potenti sistemi di raffreddamento la proteggeranno dalla temperatura di 1.400 gradi alla quale si riscalderà. E per 24 volte ne attraverserà la corona. L’attività del Sole condiziona i ritmi del nostro pianeta e i flussi di particelle che spara durante le eruzioni provocano interruzioni nelle telecomunicazioni e nelle reti elettriche. Capire l’origine di questi fenomeni ci aiuterà anche a proteggerci meglio.
La corona solare è la parte più esterna dell’atmosfera del Sole.
Si estende per milioni di chilometri ed è visibile, assieme alla cromosfera, durante le eclissi solari totali, o con l’ausilio di un apposito strumento, il coronografo.
È formata da gas (soprattutto idrogeno) e vapori provenienti dagli strati sottostanti dell’atmosfera solare. Essendo estremamente calda (fino a milioni di gradi Celsius), la materia in essa contenuta è sotto forma di plasma.
Il motivo della sua normale invisibilità è che è estremamente tenue. Il meccanismo che la riscalda non è perfettamente compreso, ma una parte rilevante è sicuramente giocata dal campo magnetico solare.

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