La deriva turca

L’altro ieri guardando il telegiornale ho sentito una notizia: “Erdogan da dei nazisti al governo olandese”. A quel punto sono andato a vedere come fosse possibile un affronto pubblico di quella portata. Per capirlo basta guardare la riforma costituzionale proposta dal capo di stato turco e approvata nelle ultime ore dal parlamento nella quale si danno poteri che rasentano un regime dittatoriale, come il potere di licenziare i ministri senza restrizioni e di eleggerne dei nuovi a proprio piacimento o la abolizione della figura del primo ministro dando l’ulteriore potere legislativo. Uno degli articoli della riforma dice che anche i tribunali militari e le commissioni saranno abolite togliendo all’esercito turco, tradizionalmente forte al livello politico, un potere legislativo posto per limitare il capo di stato, levando cosi altri ostacoli all’aumento di potere di Erdogan. Negli ultimi anni Erdogan comincia a diventare impopolare se così si puo dire poichè dopo il golpe l’opinione pubblica turca si comincia a muovere ma in Turchia i sostenitori sono comunque la maggioranza, per questo motivo la spietata campagna per raccogliere voti si è estesa alla diaspora turca in Europa con maggiori centri in Germania e in olanda ma anche in Francia e in altri paesi europei con numeri minori ma consistenti. Qui arriviamo alla ambigua ma schietta dichiarazione di Erdogan a fronte del rifiuto, della Germania e dell’Olanda, a far entrare ambasciatori nel loro paese per portare avanti la propaganda per il voto dei citadini con doppia cittadinanza turca che appunto, hanno il voto al referendum. Questa riforma fa pensare a una preoccupante deriva dittatoriale della Turchia, poichè non è il primo segnale che fa pensare a questo, come l’arresto di decine di giornalisti e oppositori politici che fa pensare a un’influenza forte del governo nei mezzi di informazioni. Tutto ciò è giustificato dal premier come una necessita del paese di avere una guida più forte che in passato.

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