Il 29 marzo cominceranno le procedure per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, concretizzando così la volontà espressa dal 52 per cento della popolazione che lo scorso giugno si mostrò favorevole all’abbandono dell’Unione.
Il governo invierà una lettera di notifica a Donald Tusk, il presidente del Consiglio Europeo e allo stesso tempo sarà fatto un annuncio al Parlamento dal primo ministro Theresa May. Tusk ha assicurato tramite un tweet che, allo scoccare delle 48 ore dal lancio della procedura presenterà una bozza di linee guida sulla Brexit ai 27 stati membri dell’Unione.
Il lungo preavviso, di quasi una settimana, è stato necessario per evitare reazioni estreme dei mercati e soprattutto tensioni della sterlina che ha infatti perso il 20 percento rispetto all’euro dalla data del referendum.
L’attesa stava diventando troppo lunga, era attesa già per la settimana scorsa ma è poi slittata a causa della minaccia della Scozia di dichiarare la sua indipendenza.
Subito dopo questo momento, secondo i Trattati Europei si entrerà in un periodo lungo due anni durante i quali si stipuleranno nuovi rapporti e nuovi accordi. Il ministro per la Brexit, David Davis ha dichiarato che il Paese si torva sulla soglia del più importante negoziato della generazione. Mentre la May ha espresso il suo desiderio di voler raggiungere un accordo che assicuri stabilità al Regno Unito e a tutte le sue componenti.
Il progetto non sarà facile, Bruxelles infatti vuole evitare che al termine delle contrattazioni il paese si trovi ad una condizione migliore di quella che aveva come stato membro dell’Ue. Questo risultato, non farebbe altro che incoraggiare altri dissidi interni. I britannici vorrebbero comunque mantenere stretti rapporti commerciali con l’Unione avendo però pieno controllo sulle frontiere e l’immigrazione come ha richiesto il ministro degli Esteri, Johnson.
Il tema più difficile da trattare sarà l’aspetto economico della separazione. Si parla infatti di 60 miliardi di euro che il Regno Unito si vedrebbe costretto a versare all’unione, una cifra considerata smodata dall’opinione Britannica. Si rischia quindi che i negoziati si fermino su questa polemica e che si arrivi alla fine dei due anni senza un accordo sicuro.
Ci sono poi le costanti preoccupazioni dei dissidi interni, la maggioranza della Scozia e dell’Irlanda del Nord ha infatti votato a favore per rimanere in Ue e sono sempre più spaventati del futuro dopo una Brexit che si prospetta comunque difficile.