“Me l’ha giurata. Lui non si rassegna, non si è mai rassegnato. Mi ha detto in faccia che appena fuori me la farà pagare. Temo che possa uccidermi” questa la dichiarazione di Lidia Vivoli, 45 anni, ex hostess di Wind Jet, dopo il tentato omicidio da parte del marito 5 anni fa e dopo la denuncia ha subito minacce. « Era gelosissimo, poi non lavorava e praticamente ero io a mantenerlo. Quella notte, dopo l’ennesima discussione, andò in bagno e qualche minuto dopo tornò con una padella di ghisa. Cominciò a colpirmi fino a rompermela in testa. Poi afferrò le forbici e mi colpì al ventre e alla coscia. Lui mi tenne immobilizzata per tre ore. Mi liberò solo con la promessa che non lo avrei denunciato». Questo di Lidia uno dei tanti casi di violenza sulle donne, molto simile ad altri tra i 116 del 2016 perche anche a distanza di 5 anni la dinamica di base è quella: scattano le prime violenze poi quando la donna si ribella, se si ribella, lui la uccide perche non riesce a sopportare quell’affronto. Spesso pero non si arriva neanche alla denuncia e non si riesce a prevenire queste tragedie e questo si vede nei dati raccolti negli ultimi anni. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740: 1.251 (il 71,9%) in famiglia, e 846 di queste (il 67,6%) all’interno della coppia; 224 (il 26,5%) per mano di un ex. E se si va ancora più indietro nel tempo, fino al 2000 – anno record con 199 delitti – il dato sale addirittura a 2800 femminicidi. Nel periodo 2005-2015, secondo i dati dell’Eures, gli omicidi avvenuti nell’ambito di una coppia hanno avuto nel 40,9% dei casi un movente passionale, e nel 21,6% sono stati originati da liti o dissapori. Le armi più utilizzate per uccidere sono state quelle da taglio (32,5%) e da fuoco (30,1%) mentre nel 12,2% dei casi i killer hanno fatto uso di armi improprie, il 9% ha strangolato la vittima e il 5,6% l’ha soffocata. Nel 16,7% dei casi il femminicidio è stato preceduto da violenze note, l’8,7% delle quali denunciate alle forze dell’ordine.