Lanciano, mamma si rivolge al sindaco: non accetano mio figlio autistico a scuola

“Mi sono venuti i crampi allo stomaco per il dolore”. È questa la testimonianza di una madre che ha visto il figlio privato di un diritto sacrosanto: quello allo studio.
La mamma aveva precedentemente fatto visita a tre scuole medie di Lanciano per iscrivere il figlio autistico alla prima classe, ricevendo però, solamente risposte negative. Ad accompagnarla c’era anche il bambino che, sentendosi rifiutato più volte, non ha potuto che provare sofferenza. “Mio figlio è autistico ma capisce bene quando viene rifiutato e soffre.” Dice la madre.
Il fatto che le scuole ancora nel 2017 rifiutino bambini con disturbi mentali è inaccettabile. La loro giustificazione a riguardo era il, già elevato, numero di iscrizioni di bambini con disturbi di apprendimento. Ma il diritto allo studio è un diritto innegabile. Sappiamo che riguardare e insegnare a dei ragazzi con malattie è più difficile e impegnativo, ma ciò non esonera le insegnanti e i presidi delle scuole ad accettarli.
Una cosa simile, inoltre, era accaduta già in Sicilia a una ragazza disabile, costretta a mancare 4 mesi di scuola restando a casa per via dell’interruzione del servizio di assistenza igienico-personale nel suo istituto, servizio che le permetteva di ricevere un aiuto per recarsi in bagno.
“Alcune scuole hanno rifiutato il bambino, e anche la mamma ha rifiutato alcune scuole ritenendo che non abbiano risorse adatte a suo figlio.” Dice il neuropsichiatra infantile Riccardo Alessandrelli. “Ma così si rischia di chiuderlo dentro una gabbia di isolamento: si dice che l’autistico si isola, in realtà è l’ambiente che spesso isola l’autistico perché non lo capisce. E questo genera una serie di problemi legati alla gestione del bambino, che diviene problematico proprio perché giustamente si ribella a tutto ciò”
L’autismo non è altro che un disturbo del neuro-sviluppo che compromette l’interazione sociale, la comunicazione verbale e non verbale e che limita le capacità cognitive, ma ciò non significa che non possa essere “aiutato” e, negando lo studio, questo disturbo non può fare altro che rischiare di peggiorare remando contro chi ne soffre.
Troppi bambini, ragazzi e adulti con disturbi neurologici purtroppo sono stati limitati nelle loro azioni nei campi di studio e di lavoro, questa cosa, però, deve essere fermata.
Alcuni dei modi possono essere i seguenti: iniziando a sensibilizzare, facendo capire che, anche se in qualche lavoro una persona con disturbi mentali non può fare ciò che è richiesto nel migliore dei modi, in altri può rendere molto bene e in alcuni casi potrebbe rendere perfino meglio di qualcun altro, rendendo a conoscenza le persone del diritto indispensabile allo studio dei bambini, aiutando i ragazzi a integrarsi bene in un mondo nuovo, anche al di fuori della bolla protettrice dei genitori.

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